#NoTrivelle – Al Referendum del 17 Aprile il M5S vota SI

trivelle corriere

Al Referendum del 17 Aprile il M5S vota SI!

Il prossimo 17 Aprile si svolgerà il cosiddetto Referendum sulle trivellazioni. Una battaglia necessaria ma monca che, purtroppo, non risolverà il problema. Il referendum sulle trivellazioni a cui come cittadini siamo chiamati a rispondere è il frutto della politica ambigua delle regioni (molti governatori promotori della consultazione si sono infatti già sfilati per paura di ripercussioni future…) e di quella furba del governo. È un referendum contro le trivellazioni? No. O, cioè, non del tutto. È un referendum che mira a vietare il rinnovo delle concessioni estrattive di gas e petrolio da piattaforme offshore per i giacimenti entro le 12 miglia dalla costa italiana. Una piccola parte di quelli esistenti che ammorbano il nostro mare.

Ma è comunque un referendum che chiama i cittadini a dare una prima risposta su un tema che dovrebbe essere caro a tutti noi: lo sfruttamento del nostro territorio e soprattutto la scelta di quale futuro volere e immaginare per l’Italia. Per tutto questo dobbiamo andare a votare, nonostante il tentativo del governo di boicottarlo: perché è evidente che questo è lo scopo nel fissare la data del voto al 17 aprile.

Avevamo chiesto tutti (comprese le associazioni ambientaliste) di votare nello stesso giorno delle amministrative, risparmiando oltre 300 milioni di euro di soldi pubblici. Era indispensabile un Election-Day per portare i cittadini in massa al voto ma il governo non ha mai avallato questa ipotesi.

Siamo consapevoli che il quorum potrebbe non essere raggiunto. Ma questo è un referendum importante e siamo tutti chiamati a partecipare. Consapevoli che non è LA risposta, ma una prima risposta per fermare lo scempio delle nostre coste e del nostro Paese. Perché noi diciamo No alle trivellazioni, ma a TUTTE le trivellazioni. Offshore e terrestri. Perché l’energia fossile è il passato mentre il futuro è e deve essere rinnovabile.  Vogliamo mettere a rischio il nostro equilibrio ambientale, la sostenibilità, vogliamo correre il rischio di incidenti rilevanti, a mare e a terra, vogliamo inquinare e rendere aridi i nostri territori? No.

Per non parlare delle balle sui posti di lavoro che tanti, Bonaccini in testa, stanno portando avanti. Ad esempio, sapete quanti posti di lavoro porta un miliardo di euro investito in petrolio e gas? Appena 500.
Lo stesso miliardo, investito in energie rinnovabili ed efficientamento energetico, porta invece ben 17mila posti di lavoro (dati di un indagine conoscitiva in materia di Green Economy della commissione ambiente alla Camera dei deputati).
Nel primo caso è elemosina, nel secondo è sviluppo: sia per i lavoratori, che per l’ambiente, che per il Paese. Perché dovremmo preferire le trivelle allora?

Lo scandalo legato al petrolio della Basilicata con l’inchiesta Tempa Rossa, le condanne agli ex vertici della Total, gli emendamenti ad personam e le dimissioni del Ministro Guidi (con altri esponenti del Governo coinvolti) e il disastro ambientale accorso in Francia nella Loira con la rottura di una condotta della Total e la fuoriuscita di centinaia di litri di petrolio nelle acque, non fanno altro che aumentare la necessità di recarsi al voto e dare un segnale importante.

Per questo e per molto altro andremo a votare in questo referendum, pur riconoscendone i limiti.

E VOTEREMO, CONVINTAMENTE, SI’ per dire NO alle trivelle.

Nel Consiglio comunale di Faenza del 29 Marzo abbiamo portato, con una interpellanza (qui il testo del documento), l’argomento in aula, soprattutto per ricordare ai cittadini l’appuntamento referendario del 17 Aprile, visto il totale e vergognoso silenzio in cui è avvolto da media e politica. Ma anche per chiedere all’amministrazione, per una volta, una presa di posizione al riguardo.

O, perlomeno, se non dell’amministrazione, vista l’assurda legge richiamata da una circolare del Ministero degli Interni, che, come pensavamo è stata citata nella risposta e dietro la quale ci si è trincerati, che ha addirittura impedito alle pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione sul Referendum ed ha di fatto eliminato questo tema dal dibattito politico anche nei consigli comunali, come singoli e come privati cittadini.

In questa regione ormai totalmente prona alla dittatura renziana, sentire un Sindaco o un Assessore all’Ambiente del PD della nostra città, esprimersi fuori dal coro invitando i cittadini ad andare a votare e non ad astenersi e magari a farlo contro le trivellazioni, era il nostro augurio.
Tanti l’hanno coraggiosamente fatto.
Abbiamo quindi accolto con favore ed apprezzamento la posizione del Sindaco Malpezzi (potete vedere la sua risposta nel video della seduta dal minuto 1.34.56) che ha dichiarato di non condividere la linea del partito nazionale pro astensione, di recarsi personalmente al voto esprimendo un NO, scelta che non condividiamo ma rispettiamo, e di invitare i propri contatti a fare lo stesso. Un piccolo segnale positivo. Poi sulla stampa sono seguiti alcuni articoli, come quello all’inizio di questo post, che hanno posto l’accento sulle spaccature interne al Pd anche in tema di Referendum.

Qual è la concezione di “democrazia” del Partito che si definisce Democratico fin dal proprio nome?
Pochi giorni fa ha azzerato la volontà di 27 milioni di cittadini cancellando l’obbligatorietà all’acqua pubblica dalla legge in discussione alla Camera, quella volontà espressa con un referendum ad enorme partecipazione.
Poi, eccolo dichiarare con la massima sfacciataggine che occuperà gli spazi informativi del referendum contro le trivelle in mare, per promuovere l’astensione.

Ce l’avete per caso con i referendum? Tutta questa democrazia in un sol colpo vi mette in agitazione?

Dopo aver negato l’Election-Day, ora siamo arrivati addirittura alla propaganda a favore dell’astensione, ossia invitare i cittadini a NON esercitare un legittimo diritto sancito dalla Costituzione.
Scelte che fanno pensare, soprattutto dopo le belle parole sentite prima nella stessa aula sull’importanza democratica del voto, in occasione della celebrazione del 70° anniversario del primo Consiglio comunale di Faenza e  del diritto al voto delle donne a livello nazionale,  Per non parlare della nostra splendida Costituzione regalata durante la celebrazione ai ragazzi delle scuole presenti in aula, ma presto smembrata….davvero triste e surreale.

Vette inarrivabili, neanche il Cavaliere era mai arrivato a tanto. Solo Craxi toccò questi picchi nel ’91 quando invitò tutti ad andare al mare. Quel referendum determinò il crollo del potere craxiano, speriamo che la storia si ripeta.

Noi continueremo, come facciamo già da tempo, la nostra campagna a favore del SI al Referendum, diffondendo materiale informativo ogni Sabato mattina in piazza.


 

Nello stesso Consiglio abbiamo inoltre presentato un’altra interrogazione (qui il testo del documento) per sapere i risultati di uno studio conoscitivo che il Comune ha avviato nel 2014 a proposito dei terreni agricoli trasformati in edificabili, per poi dare la possibilità, a chi non ha provveduto a costruire, di ritornare a terreno agricolo per non essere gravati della tassa di riferimento IMU (potete visionare la risposta tecnica fornita dal Sindaco nel video della seduta, dal minuto 1.47.05).
Un breve riassunto ci fa notare come le richieste pervenute di trasformazione dei terreni nuovamente in agricoli siano a macchia di leopardo, quindi si è deciso di non accettarle, permettendo ai proprietari di contrattare direttamente con l’ufficio tributi la tassazione Imu ridotta.

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