Unione: mea culpa, mea culpa, mia grandissima culpa… Non è mai troppo tardi, ma fino a che punto?
Da giorni si parla delle proposte di “riforma” dell’Unione dei Comuni della Romagna faentina, che apprendiamo saranno presto oggetto di dibattito in aula consiliare.
Proposte contenute in due documenti programmatici: uno, ancora sconosciuto, realizzato dalla Giunta dell’Unione, che sarà presentato in questi giorni (e che probabilmente conterrà i vaghi indirizzi individuati dal Pd lo scorso Dicembre) e uno redatto da un gruppo di lavoro contenente, tra gli altri, forze politiche come Mdp e l’Altra Faenza, presentato e sostenuto pubblicamente dal Sindaco Missiroli e dall’amministrazione di Brisighella.
Proposta, quest’ultima che abbiamo letto e alla cui serata di presentazione eravamo presenti.
Serata, a tratti surreale, in cui i promotori del progetto di riordino hanno espresso concetti che noi come M5S, sosteniamo da sei lunghi anni, dall’inizio del processo, voluto dal “Partitone”, che ha portato l’Unione della Romagna faentina ad essere la prima e unica Unione in tutto il Paese a veder conferiti nella stessa praticamente tutte le funzioni dei singoli comuni, nessuna esclusa.
Un esperimento, che si è voluto fare nel nostro territorio, che porterà alla morte politica del Consiglio comunale faentino e, ancor di più, degli altri cinque consigli comunali.
Concetti ribaditi in questi anni da tutte le opposizioni, fuori e dentro le aule consiliari.
Senza mai una concessione, un’ammissione o un punto di incontro. Nemmeno da parte di chi ora usa le nostre stesse parole, ma che in passato ha sempre sostenuto, avvallato e difeso il processo in atto, senza mai segnalare pubblicamente una qualsivoglia criticità. Per farlo ha dovuto uscire dal Pd, e questo dice già tutto…
Si parla, basta leggere il documento, di deficit democratico, strutturale ed organizzativo, di rappresentanza, di partecipazione ed informazione.
Di ridisegnare l’assetto delle istituzioni locali, di tornare a garantire e preservare il ruolo e la potestà dei Consigli comunali.
Davanti a questo mea culpa, potremmo infierire e pronunciare un laconico “ve l’avevamo detto”, ma sarebbe troppo facile, vogliamo essere positivi e non troppo polemici e pensare che non sia mai troppo tardi per cambiare idea e cercare di porre rimedio agli errori fatti.
Ma che fine farà questo documento che contiene, per tanti versi, considerazioni condivisibili?
Ci sembra che i “ribelli” siano già stati richiamati all’ordine e, siamo pronti a scommettere che le forti problematiche segnalate nel documento saranno ridimensionate e ridotte in una “riformina” all’acqua di rose che sarà licenziata dalla Giunta con il solo inserimento di sportelli polifunzionali, Direttori di Municipio e, forse, con l’aumento del numero dei consiglieri e la creazione di alcune Commissioni permanenti specifiche (anche se, c’è da dire, i consiglieri rischiano di calare più che di crescere, visto che a Solarolo nemmeno si trova un sostituto ad un consigliere dimissionario….ruolo vacante da tempo che non si sa come ricoprire…).
Riformina che sarà annunciata così: “Non rinneghiamo il processo di unificazione che abbiamo avvallato e sostenuto in tutti questi anni ma, come avevamo sempre detto, siamo pronti ad inserire alcuni correttivi e alcune migliorie in corso d’opera, per far funzionare al meglio il nuovo Ente nell’interesse della cittadinanza….”
Noi rivendichiamo la nostra posizione da sempre contraria alla creazione dell’Unione della Romagna faentina, fin dalle prime votazioni di diversi anni fa.
Siamo davanti, secondo noi, ad un errore storico, di cui i responsabili dovranno rendere conto ai cittadini in un prossimo futuro. Allontanamento degli organi decisionali dalla cittadinanza, semplificazione che nei fatti non esiste, mancanza di un percorso partecipativo e di coinvolgimento della comunità, mancanza di studi, piani e obiettivi chiari e definiti.
Nessun risultato vantaggioso rilevante (per esempio, se da un lato l’Unione ci permette di assumere nuove risorse umane senza particolari vincoli, dall’altro può non rispettare, nel caso lo ritenga opportuno, i tempi di pagamento verso i fornitori).
Forti mancanze organizzative e strutturali, anche relativamente al lavoro in Consiglio dell’Unione. Sarà purtroppo difficilissimo, quasi impossibile tornare indietro.
Anche se il colore politico di chi governa uno dei Comuni dell’Unione, per esempio Faenza, il più grande, dovesse cambiare.
Per non parlare della partecipazione e del coinvolgimento della cittadinanza, che è molto scarso (siamo arrivati all’avvio delle riprese in streaming solo grazie al nostro impegno e pressione).
A noi quelle sedie sempre vuote in Consiglio fanno davvero male.
Bisogna rendersi conto che l’80%, o forse più, dei cittadini del nostro territorio nemmeno sa cos’è l’Unione dei comuni, non sa nemmeno che esiste.
Figuriamoci perchè è nata e quali sono le sue funzioni.
E si sta facendo davvero poco per cambiare questa triste realtà; non basta organizzare una serie di incontri mal pubblicizzati e poco frequentati quando tutto è già stato deciso ed il processo è ormai giunto al termine…
Qui serve una chiara volontà politica, un drastico cambio di mentalità e di modo di operare, che questi amministratori hanno già dimostrato di non poter mettere in campo.
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