Progetto di riordino dell’Unione dei Comuni della Romagna faentina: la posizione del M5S
Ieri sera, 28 Giugno 2018, nella sala consiliare di Faenza, si è tenuta la riunione congiunta di tutti i Consiglieri Comunali dei sei Comuni dell’Unione, per discutere del Progetto di riordino istituzionale della Romagna Faentina.
Il M5S non ha mancato di ribadire la propria coerente posizione.
Riportiamo il nostro intervento integrale:
“Siamo venuti a conoscenza per la prima volta di questo progetto di riordino dell’Unione (almeno in forma un pò più concreta dei vaghi indirizzi espressi dal Pd lo scorso anno) durante una riunione organizzata poco più di un mese fa da una parte del centro sinistra del nostro territorio. Un gruppo di lavoro contenente, tra gli altri, forze politiche di maggioranza come Mdp, presentato e sostenuto pubblicamente dal Sindaco Missiroli e dall’amministrazione di Brisighella.
Serata, a tratti surreale, in cui i promotori del progetto di riordino hanno espresso concetti che noi come M5S, sosteniamo da sei lunghi anni, dall’inizio del processo, voluto dal “Partitone”, che ha portato l’Unione della Romagna faentina ad essere la prima e unica Unione in tutto il Paese a veder conferiti nella stessa praticamente tutte le funzioni dei singoli comuni, nessuna esclusa (comprese quelle future che ci siamo dimenticati di trasferire..). Un esperimento, che la ditta ha voluto fare nel nostro territorio, che così com’è porterà alla fine politica del Consiglio comunale faentino e, ancor di più, degli altri cinque consigli comunali.
Concetti ribaditi in questi anni da tutte le opposizioni, fuori e dentro le aule consiliari.
Senza mai una concessione, un’ammissione o un punto di incontro. Nemmeno da parte di chi ora usa le nostre stesse parole, ma che in passato ha sempre sostenuto, avvallato e difeso il processo in atto, senza mai segnalare pubblicamente una qualsivoglia criticità. Per farlo ha dovuto uscire dal Pd, e questo dice già tutto…
Davanti a quell’incredibile mea culpa, potevamo infierire e pronunciare un laconico “ve l’avevamo detto”, ma sarebbe stato troppo facile, abbiamo quindi analizzato il documento, volendo pensare che non è mai troppo tardi per cambiare idea e cercare di porre rimedio agli errori fatti.
Ci siamo soffermati sui toni, che sono di certo meno importanti dei contenuti, ma che sono comunque significativi, perchè sintomatici di un malessere e spesso pongono l’accento su una triste verità.
Nel documento, tra le altre cose, si ammetteva candidamente che nella creazione dell’Unione “non sono stati prodotti studi significativi né le elaborazioni che devono costituire il supporto per ogni progetto” e che “in tutto il percorso è risultato evidente il pesante deficit del ruolo della politica e della partecipazione democratica”. Dobbiamo quindi constatare che una parte della maggioranza del consiglio faentino e una parte della giunta dell’Unione la pensa in questi termini (parte che, in realtà, è probabilmente, molto più cospicua…). Non è una considerazione secondaria…
Naturalmente, come avevamo previsto, nel documento finale redatto dalla Giunta dell’Unione che discutiamo stasera, quei toni sono scomparsi. Il Presidente Malpezzi non farebbe mai quel tipo di ammissioni. Ora si parla di “colmare alcune criticità”, di “iniziare una fase 2 di riassetto politico istituzionale”…e via così…
Veniamo ai contenuti: sarebbe necessario parlare profondamente di riorganizzazione del sistema Comuni-Unione, strutturale ed organizzativa, di rappresentanza, di partecipazione ed informazione. Ridisegnare l’assetto delle istituzioni locali, tornare a garantire e preservare il ruolo e la potestà dei Consigli comunali.
In parte viene fatto, soprattutto nella parte sull’attribuzione delle competenze politiche, l’unica abbastanza definita e sviluppata.
Ma non basta, per il resto siamo davanti al solo inserimento di sportelli polifunzionali, di referenti responsabili per settore e, forse, l’aumento del numero dei consiglieri e la creazione di alcune Commissioni permanenti specifiche (anche se, c’è da dire, i consiglieri rischiano di calare più che di crescere, visto che a Solarolo nemmeno si trova un sostituto ad un consigliere dimissionario….ruolo vacante da tempo che non si sa come ricoprire…la Regione, a cui è stato impropriamente chiesto un parere – non ne è titolata – parla di una vera e propria ipotesi di inadempimento, anche se sembra che il legittimo funzionamente del consiglio unionale non sarebbe pregiudicato…).
Ci sembra un documento pieno di previsioni di difficile comprensione ed attuazione, buttate in un unico grande calderone, a volte in maniera troppo vaga, con ulteriori complicanze gestionali e organizzative tutte da inventare e al limite della leggittimità costituzionale (il nuovo doppio assetto, orizzontale e verticale, non è nemmeno chiaro come dovrebbe funzionare); con l’obiettivo di uscire dal vuoto legislativo in cui l’unione è precipitata e par dare al tutto un minimo di parvenza di democraticità.
Noi rivendichiamo la nostra posizione da sempre contraria alla creazione dell’Unione della Romagna faentina, fin dalle prime votazioni di diversi anni fa. Siamo davanti ad un errore storico, di cui i responsabili dovranno rendere conto ai cittadini in un prossimo futuro. Allontanamento degli organi decisionali dalla cittadinanza, semplificazione che nei fatti non esiste, mancanza di un percorso partecipativo e di coinvolgimento della comunità, mancanza di studi, piani e obiettivi chiari e definiti. Nessun risultato vantaggioso rilevante (da tempo le opposizioni chiedono inutilmente un resoconto dettagliato dei costi, dei risparmi e dei benefici indotti dall’unione – lo aspettiamo con ansia, l’unica cosa certa è che la creazione dell’Unione ci è costata parecchio in termini di consulenze e di specifico lavoro di dirigenti e uffici); complessità burocratiche aumentate, disorientamento e difficoltà del personale, forti mancanze organizzative e strutturali, anche relativamente al lavoro in Consiglio dell’Unione.
Ora questi responsabili si sono accorti che qualcosa che non va, che è necessario fermarsi a ragionare e valutare. Per quanto ci riguarda, non nei tempi e nei modi adeguati.
Visti i presupposti, vosto malgrado, va fatta una ulteriore considerazione politica: sarà purtroppo difficilissimo, quasi impossibile tornare indietro. Anche se il colore politico di chi governa uno dei Comuni dell’Unione, per esempio Faenza, il più grande, dovesse cambiare. Come è successo ad Imola, niente di più probabile. Anche a questo, è lecito credere, avete pensato con la creazione dell’Unione, con una sorta di blindatura, soprattutto nei tempi e nei modi (vedi le modalità di decisioni in caso di conflitto tra l’unione e uno o più comuni, i tempi di recesso, ecc..)
Tutto il progetto in questi anni è stato portato avanti a colpi di maggioranza dal Pd, senza nessun coinvolgimento delle opposizioni, né tantomeno della società civile. Oltre alle decine di interventi fatti fuori e dentro le aule consiliari, va ricordato che, nel 2016, tutte le opposizioni presentarono un documento unitario che metteva in guardia voi e i faentini sulle stesse criticità che adesso elencate in questo progetto di riforma. Vi invito a tornare a leggerlo e a riflettere sulle parole che usaste per liquidarlo e ridicolizzarlo. E’ davvero ipocrita e assurdo cercare adesso il nostro coinvolgimento, sottolineando che il documento quest’ultima settimana era aperto, migliorabile e soggetto ad emendamenti…
Per non parlare della partecipazione e del coinvolgimento della cittadinanza, che è stato sempre nullo (siamo arrivati all’avvio delle riprese in streaming principalmente grazie al nostro impegno e pressione). L’abbiamo detto tante volte, lo ribadiamo anche stasera: bisogna rendersi conto che l’80%, o forse più, dei cittadini del nostro territorio nemmeno sa cos’è l’Unione dei comuni, non sa nemmeno che esiste. Figuriamoci perchè è nata e quali sono le sue funzioni. E si sta facendo davvero poco per cambiare questa triste realtà; non basta organizzare una serie di incontri mal pubblicizzati e poco frequentati quando tutto è già stato deciso ed il processo è ormai giunto al termine…Era necessario pensarci prima, inutile, paradossale ed ipocrita scrivere adesso in questo progetto di riordino che “tutte le decisioni di rilevante interesse anche su materie conferite all’Unione dovranno seguire un percorso democratico e di coinvolgimento dei cittadini”…ma chi volete prendere in giro? Le funzioni sono state già tutte trasferite, le decisioni di rilevante interesse le avete già prese!! Era necessario un vero e trasparente processo di condivisione e partecipazione, che doveva cominciare con una consultazione popolare, come è stato fatto in altre zone. Perchè non è stato fatto? In questo progetto di riforma le uniche misure riportate in tema di partecipazione sono solo un vago eventuale ricorso a forme consultive e la comunicazione tramite manifesti dell’ordine del giorno del Consiglio dell’Unione. Due cose che avete inserito solo perchè alcuni cittadini ve l’hanno fatto notare durante la surreale riunione di cui sopra. Parliamone, non avevate pensato nemmeno all’affissione degli odg dei consigli…dove vogliamo andare? Qui mancano totalmente una serie di misure volte all’aumento della partecipazione e allo sviluppo della democrazia diretta, come l’introduzione dei referendum propositivi ed abrogativi, il consiglio aperto, la petizione, l’iniziativa popolare a voto consiliare e tanto altro. Noi, da parte nostra, ci prendiamo l’impegno di presentare presto una mozione che chieda di integrare lo statuto con misure di questo tipo.
Ne riparleremo quando avremo davanti qualcosa di più concreto e tangibile, quando si passerà, sembra nel prossimo autunno, alla vera e propria modifica degli statuti. Lì capiremo l’effettiva bontà dei singoli provvedimenti; se ne saranno messi in campo dei condivisibili, che auspichiamo da tempo, ne prenderemo positivamente atto.
Di certo però, qui serve una chiara volontà politica, un serio confronto, un drastico cambio di mentalità e di modo di operare, che purtroppo avete già dimostrato di non poter mettere in campo. Come non abbiamo avvallato il non-progetto, così non avvalleremo a priori la proposta di “metterci una pezza”, per di più confusa, senza che nessun responsabile ammetta i propri errori, le proprie colpe e magari ne paghi le conseguenze.
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